Carmilla Karnstein

Carmilla Karnstein
Benvenuto nel mio castello

lunedì 28 febbraio 2011

Storia del vampirismo

Il termine Vampiro è di origine slava: dal lituano wempti "bere" e il turco uber "essere diabolico".La radice slava della tradizione vampirica è legata alla particolare forma di religiosità pagana praticata da quei popoli.Una religiosità dalle radici profonde,se si considera che gli ultimi ad essere cristianizzati,gli slavi baltici,rinunciarono al paganesimo solo alla fine del XII secolo,e che nei villaggi i riti ancestrali continuarono a lungo ad essere praticati clandestinamente.Residui di rituali delle antiche festività pagane vennero individuati dagli antropologi ancora nei primi decenni del secolo scorso.
La religione degli slavi pre-cristiani aveva una forte tinta manistica,cioè prevedeva un particolare culto dei morti.Presso quelle popolazioni la vita d'oltretomba era considerata come una sorta di risvolto negativo della vita di questo mondo.Si credeva che i morti vivessero nelle stesse condizioni dei vivi,e per questo si disponevano presso i cadaveri provviste di cibo,armi e oggetti che potevano restargli utili.Si riteneva anche che il morto si separasse malvolentieri dalla sua gente,per cui i parenti prendevano delle precauzioni,vegliando il cadavere e cercando di distrarlo con canti e danze.Dei morti di morte violenta e dei giovani vergini si temeva in particolare il ritorno:si pensava infatti che questi defunti fossero ancora avidi delle gioie di cui il prematuro trapasso li aveva privati,e potessero ripresentarsi a pretenderle.
Per assicurarsi la tranquillità dei defunti,era in uso il rito delle esequie ripetute.A intervalli di tempo stabiliti i sepolcri venivano riaparti,le ossa lavate con balsami,i resti riavvolti in teli funebri.Quando nel corso di queste cerimonie un corpo per qualche motivo veniva trovato non decomposto,o in condizioni di preservazione diverse da quelle che ci si aspettava,si credeva che nel frattempo fosse tornato periodicamente nel mondo dei vivi a succhiare il sangue per prolungare la sua esistenza terrena.Allora lo si impalava e lo si bruciava.
La tipologia del vampiro variava a seconda del popolo di appartenenza,così come il suo nome.I Polacchi lo chiamavano Upir,e pensavano avesse una lingua affilata come un pungiglione.Nella Russia era detto Mjertovjek,ed era considerato figlio di un lupo mannaro e di una strega.Per i Serbi ed i Montenegrini aveva nome Vurdalak,e in vita era stato un uomo dalla condotta riprovevole.Da Morlacchi e Macedoni era detto Vrukolak,ed era molto temuto,perchè il suo richiamo notturno causava la morte di chi gli rispondeva,specie i parenti.Sampir lo chiamavano gli Albanesi,Nosferat i Bulgari,Ogoljen i Boemi,Gierach i Prussiani:la nomenclatura è assai vasta.
Malgrado le differenze,esistono caratteristiche comuni che ne permettono l'identificazione.Il vampiro ha in genere un viso emanciato,pallido come il marmo.Ha folti capelli e il corpo villoso al punto da avere spesso peli anche sulle palme delle mani.Il colore degli occhi è slavato,le labbra sono gonfie,spesso tumefatte,e, sollevandosi,scoprono canini lunghi e aguzzi.Inoltre ha le unghie sempre lunghissime e livide,le orecchie appuntite e mobili come quelle dei pipistrelli,l'alito orrendamente fetido.Teme l'odore dell'aglio,l'esposizione prolungata alla luce del sole,la vista dei simboli sacri.Il suo morso è anestetico,tanto che la vittima che lo subisce durante il sonno,non si sveglia.Nel succhiare il sangue,emette un suono caratteristico per il quale il vampirologo Pierre Thyraeus de Neuss ha coniato un termine apposito nel 1700:poppysma.Il suo morso è inoltre contagioso:chi ne muore diventa vampiro a sua volta.
Nel corso dei secoli tutta l'Europa fu percorsa in varie riprese da epidemie di vampirismo.L'islandese saga degli uomini di Eyr,che tratta eventi svoltisi tra l'800 e il 900 d.c. narra la storia di Torolf Gambastorta,alla cui morte si cominciarono a verificare misteriosi decessi di uomini e animali.Si aprì allora la sua tomba e lo si trovò in perfette condizioni.Intorno al suo sepolcro venne allora eretta un'alta palizzata per tenerlo confinato ma,dopo qualche tempo,lo si trovò ancora incorrotto,e allora si decise di bruciarlo:dopodichè il vampiro non comparve più.
Saxo Grammaticus,nel XIII secolo racconta nella Danica Historia che,durante una pestilenza in Danimarca,si attribuì la moria all'opera di un uomo assassinato il cui cadavere si aggirava nottetempo per le campagne.Il vampiro venne esumato,decapitato,e trafitto al cuore con un palo;in seguito a ciò la pestilenza scomparve.Intorno all'anno 1100,riferisce William di Newburgh nella Historia Rerum Anglicarum,venne esumato in Inghilterra il corpo di un vampiro,e si dovette darlo alle fiamme così che non nuocesse più.
A partire dalla seconda metà del 600,le documentazioni aumentarono enormemente.Epidemie di vampirismo con ampia e certificata casistica si hanno in Moravia(1662 e 1685),Istria(1672),Grecia(1701),Prussia Orientale(1710 e 1721),Ungheria(1725-1732),ancora in Prussia Orientale(1750),Slesia(1755),Valacchia(1756) e Russia(1772),per citare alcuni focolai tra i più noti.Risale a questo periodo l'applicazione al risurgente del termine vampiro,che si incontra per la prima volta nel 1725,nei documenti parrocchiali di Barn in Moravia.
Nel secolo successivo il fenomeno diminuì,tant'è vero che nel 1824,il parlamento britannico abolì la legge che prescriveva di trafiggere con un cuneo di legno i cadaveri dei suicidi e dei morti sospetti,a scanso di possibili rischi.Una legge analoga restò in vigore fino ai primi anni del 900 nello stato americano del Rhode Island,sede nella seconda metà del 700 dell'unica epidemia di vampirismo documentata sul territorio degli Stati Uniti.
Dalla seconda metà dell'800 ad oggi il vampirismo sembra aver perduto il carattere contagioso,e da fenomeno epidemico si è ridotto a casi sporadici.Nel 1909 un castello della Transilvania fu dato alle fiamme dai contadini locali,secondo i quali un vampiro che vi dimorava aveva causato una moria di bambini nel villaggio vicino.La notizia apparve su molti giornali.
La straordinaria concentrazione di fenomeni vampirici verificatisi a metà del 700,in pieno secolo dei lumi e in gran parte sui territori dell'impero austro-ungarico,generò un fiume di scritti sulla stampa dell'epoca,nonchè una serie di relazioni,atti pubblici,verbali,trattati da parte dei più dotti illuministi dell'epoca.Si interessarono al caso personalità di grande ascendente come Voltaire e Rousseau:il primo dicendosi scettico,e attribuendo l'origine delle dicerie ai Gesuiti;il secondo affermando che tutta la società umana è basata sullo sfruttamento e il vampirismo,dunque,per ognuno di noi,il vampiro sono gli altri.
Dovette infine intervenire la stessa imperatrice Maria Teresa che,nella sua visione razionale di una sovranità tesa a debellare ignoranza e superstizione,inviò personalità competenti per indagare sui motivi che spingevano i contadini a riesumare i cadaveri.Risultato dell'inchiesta fu l'autorevole relazione di Gerard von Swieten:Remarques sur les Vampyrisme de l'an 1755.L'illustre clinico attribuì i comportamenti dei villici a superstizione,e la presunta incorruttibilità di certi cadaveri riesumati a certe proprietà naturali dei terreni di sepoltura.
Anche la Santa Sede intervenne in materia.Il clero era tra i grandi accusati del fenomeno:i preti di campagna,ignoranti quanto i loro assistiti,erano infatti i primi a diffondere la credenza che i morti potessero risorgere a vita maligna.A raccomandare prudenza nell'accogliere le dicerie dei villici,si levò il dottissimo Cardinale Prospero Lambertini,in seguito papa Benedetto XIV,che,anche da Pontefice,raccomandò di trattare le voci sui risurgenti come superstizioni popolari,alimentate dalla credulità del basso clero purtroppo troppo ignorante.
Se ciò fu sufficiente a convincere le persone colte,non bastò certo ad avere credito tra le genti di campagna.Nei borghi il fenomeno rimase più vivo che mai:tanto più che in secoli di pratiche esumatorie in presenza di preti e magistrati locali,avevano ormai codificato un modus operandi per condurre le azioni.L'accusa di vampirismo nei confronti di defunti sospetti doveva essere mossa davanti al magistrato,il quale istruiva un processo preliminare tendente a dimostrare che realmente il cadavere accusato fosse tale.al processo venivano ascoltate le testimonianze dei parenti perseguitati,dei compaesani e del parroco,sulla base delle cui dichiarazioni il magistrato decideva se proseguire o meno l'istruttoria.In caso affermativo,prima di procedere alla sentenza,accertava che,davanti ad una commissione ufficiale di esperti giudici,ecclesiastici e militari,il cadavere accusato si dimostrasse effettivamente refrattario ai sintomi della morte: per esempio ostentando integrità dalla decomposizione,membra flessibili e intatte,crescita di unghie,barba e capelli dopo la morte,trasudando sangue dal naso,dalle orecchie e dai pori.
Soltanto dopo un simile accertamento il magistrato emanava la sentenza di morte definitiva,che veniva applicata mediante l'infissione di un cuneo di legno nel cuore,il taglio della testa e,se necessario,la cremazione.

1 commento:

  1. ciao claudia cercando informazione sulla epidemia di vampirismo in istria ho datto col tuo blog,io sono anche atratto da questo tema.
    Ciò anche un blog scritto in spagnolo però giacchè sono argentino e vivo a trieste, ti invito a leggere il mio nel quale parlo su elizabeth bathory. alla prossima. auguri

    http://martinenlahistoria.blogspot.com

    RispondiElimina