Carmilla Karnstein

Carmilla Karnstein
Benvenuto nel mio castello

lunedì 28 febbraio 2011

Storia del vampirismo

Il termine Vampiro è di origine slava: dal lituano wempti "bere" e il turco uber "essere diabolico".La radice slava della tradizione vampirica è legata alla particolare forma di religiosità pagana praticata da quei popoli.Una religiosità dalle radici profonde,se si considera che gli ultimi ad essere cristianizzati,gli slavi baltici,rinunciarono al paganesimo solo alla fine del XII secolo,e che nei villaggi i riti ancestrali continuarono a lungo ad essere praticati clandestinamente.Residui di rituali delle antiche festività pagane vennero individuati dagli antropologi ancora nei primi decenni del secolo scorso.
La religione degli slavi pre-cristiani aveva una forte tinta manistica,cioè prevedeva un particolare culto dei morti.Presso quelle popolazioni la vita d'oltretomba era considerata come una sorta di risvolto negativo della vita di questo mondo.Si credeva che i morti vivessero nelle stesse condizioni dei vivi,e per questo si disponevano presso i cadaveri provviste di cibo,armi e oggetti che potevano restargli utili.Si riteneva anche che il morto si separasse malvolentieri dalla sua gente,per cui i parenti prendevano delle precauzioni,vegliando il cadavere e cercando di distrarlo con canti e danze.Dei morti di morte violenta e dei giovani vergini si temeva in particolare il ritorno:si pensava infatti che questi defunti fossero ancora avidi delle gioie di cui il prematuro trapasso li aveva privati,e potessero ripresentarsi a pretenderle.
Per assicurarsi la tranquillità dei defunti,era in uso il rito delle esequie ripetute.A intervalli di tempo stabiliti i sepolcri venivano riaparti,le ossa lavate con balsami,i resti riavvolti in teli funebri.Quando nel corso di queste cerimonie un corpo per qualche motivo veniva trovato non decomposto,o in condizioni di preservazione diverse da quelle che ci si aspettava,si credeva che nel frattempo fosse tornato periodicamente nel mondo dei vivi a succhiare il sangue per prolungare la sua esistenza terrena.Allora lo si impalava e lo si bruciava.
La tipologia del vampiro variava a seconda del popolo di appartenenza,così come il suo nome.I Polacchi lo chiamavano Upir,e pensavano avesse una lingua affilata come un pungiglione.Nella Russia era detto Mjertovjek,ed era considerato figlio di un lupo mannaro e di una strega.Per i Serbi ed i Montenegrini aveva nome Vurdalak,e in vita era stato un uomo dalla condotta riprovevole.Da Morlacchi e Macedoni era detto Vrukolak,ed era molto temuto,perchè il suo richiamo notturno causava la morte di chi gli rispondeva,specie i parenti.Sampir lo chiamavano gli Albanesi,Nosferat i Bulgari,Ogoljen i Boemi,Gierach i Prussiani:la nomenclatura è assai vasta.
Malgrado le differenze,esistono caratteristiche comuni che ne permettono l'identificazione.Il vampiro ha in genere un viso emanciato,pallido come il marmo.Ha folti capelli e il corpo villoso al punto da avere spesso peli anche sulle palme delle mani.Il colore degli occhi è slavato,le labbra sono gonfie,spesso tumefatte,e, sollevandosi,scoprono canini lunghi e aguzzi.Inoltre ha le unghie sempre lunghissime e livide,le orecchie appuntite e mobili come quelle dei pipistrelli,l'alito orrendamente fetido.Teme l'odore dell'aglio,l'esposizione prolungata alla luce del sole,la vista dei simboli sacri.Il suo morso è anestetico,tanto che la vittima che lo subisce durante il sonno,non si sveglia.Nel succhiare il sangue,emette un suono caratteristico per il quale il vampirologo Pierre Thyraeus de Neuss ha coniato un termine apposito nel 1700:poppysma.Il suo morso è inoltre contagioso:chi ne muore diventa vampiro a sua volta.
Nel corso dei secoli tutta l'Europa fu percorsa in varie riprese da epidemie di vampirismo.L'islandese saga degli uomini di Eyr,che tratta eventi svoltisi tra l'800 e il 900 d.c. narra la storia di Torolf Gambastorta,alla cui morte si cominciarono a verificare misteriosi decessi di uomini e animali.Si aprì allora la sua tomba e lo si trovò in perfette condizioni.Intorno al suo sepolcro venne allora eretta un'alta palizzata per tenerlo confinato ma,dopo qualche tempo,lo si trovò ancora incorrotto,e allora si decise di bruciarlo:dopodichè il vampiro non comparve più.
Saxo Grammaticus,nel XIII secolo racconta nella Danica Historia che,durante una pestilenza in Danimarca,si attribuì la moria all'opera di un uomo assassinato il cui cadavere si aggirava nottetempo per le campagne.Il vampiro venne esumato,decapitato,e trafitto al cuore con un palo;in seguito a ciò la pestilenza scomparve.Intorno all'anno 1100,riferisce William di Newburgh nella Historia Rerum Anglicarum,venne esumato in Inghilterra il corpo di un vampiro,e si dovette darlo alle fiamme così che non nuocesse più.
A partire dalla seconda metà del 600,le documentazioni aumentarono enormemente.Epidemie di vampirismo con ampia e certificata casistica si hanno in Moravia(1662 e 1685),Istria(1672),Grecia(1701),Prussia Orientale(1710 e 1721),Ungheria(1725-1732),ancora in Prussia Orientale(1750),Slesia(1755),Valacchia(1756) e Russia(1772),per citare alcuni focolai tra i più noti.Risale a questo periodo l'applicazione al risurgente del termine vampiro,che si incontra per la prima volta nel 1725,nei documenti parrocchiali di Barn in Moravia.
Nel secolo successivo il fenomeno diminuì,tant'è vero che nel 1824,il parlamento britannico abolì la legge che prescriveva di trafiggere con un cuneo di legno i cadaveri dei suicidi e dei morti sospetti,a scanso di possibili rischi.Una legge analoga restò in vigore fino ai primi anni del 900 nello stato americano del Rhode Island,sede nella seconda metà del 700 dell'unica epidemia di vampirismo documentata sul territorio degli Stati Uniti.
Dalla seconda metà dell'800 ad oggi il vampirismo sembra aver perduto il carattere contagioso,e da fenomeno epidemico si è ridotto a casi sporadici.Nel 1909 un castello della Transilvania fu dato alle fiamme dai contadini locali,secondo i quali un vampiro che vi dimorava aveva causato una moria di bambini nel villaggio vicino.La notizia apparve su molti giornali.
La straordinaria concentrazione di fenomeni vampirici verificatisi a metà del 700,in pieno secolo dei lumi e in gran parte sui territori dell'impero austro-ungarico,generò un fiume di scritti sulla stampa dell'epoca,nonchè una serie di relazioni,atti pubblici,verbali,trattati da parte dei più dotti illuministi dell'epoca.Si interessarono al caso personalità di grande ascendente come Voltaire e Rousseau:il primo dicendosi scettico,e attribuendo l'origine delle dicerie ai Gesuiti;il secondo affermando che tutta la società umana è basata sullo sfruttamento e il vampirismo,dunque,per ognuno di noi,il vampiro sono gli altri.
Dovette infine intervenire la stessa imperatrice Maria Teresa che,nella sua visione razionale di una sovranità tesa a debellare ignoranza e superstizione,inviò personalità competenti per indagare sui motivi che spingevano i contadini a riesumare i cadaveri.Risultato dell'inchiesta fu l'autorevole relazione di Gerard von Swieten:Remarques sur les Vampyrisme de l'an 1755.L'illustre clinico attribuì i comportamenti dei villici a superstizione,e la presunta incorruttibilità di certi cadaveri riesumati a certe proprietà naturali dei terreni di sepoltura.
Anche la Santa Sede intervenne in materia.Il clero era tra i grandi accusati del fenomeno:i preti di campagna,ignoranti quanto i loro assistiti,erano infatti i primi a diffondere la credenza che i morti potessero risorgere a vita maligna.A raccomandare prudenza nell'accogliere le dicerie dei villici,si levò il dottissimo Cardinale Prospero Lambertini,in seguito papa Benedetto XIV,che,anche da Pontefice,raccomandò di trattare le voci sui risurgenti come superstizioni popolari,alimentate dalla credulità del basso clero purtroppo troppo ignorante.
Se ciò fu sufficiente a convincere le persone colte,non bastò certo ad avere credito tra le genti di campagna.Nei borghi il fenomeno rimase più vivo che mai:tanto più che in secoli di pratiche esumatorie in presenza di preti e magistrati locali,avevano ormai codificato un modus operandi per condurre le azioni.L'accusa di vampirismo nei confronti di defunti sospetti doveva essere mossa davanti al magistrato,il quale istruiva un processo preliminare tendente a dimostrare che realmente il cadavere accusato fosse tale.al processo venivano ascoltate le testimonianze dei parenti perseguitati,dei compaesani e del parroco,sulla base delle cui dichiarazioni il magistrato decideva se proseguire o meno l'istruttoria.In caso affermativo,prima di procedere alla sentenza,accertava che,davanti ad una commissione ufficiale di esperti giudici,ecclesiastici e militari,il cadavere accusato si dimostrasse effettivamente refrattario ai sintomi della morte: per esempio ostentando integrità dalla decomposizione,membra flessibili e intatte,crescita di unghie,barba e capelli dopo la morte,trasudando sangue dal naso,dalle orecchie e dai pori.
Soltanto dopo un simile accertamento il magistrato emanava la sentenza di morte definitiva,che veniva applicata mediante l'infissione di un cuneo di legno nel cuore,il taglio della testa e,se necessario,la cremazione.

martedì 22 febbraio 2011

Costumi alimentari dei trapassati

Anticamente,la fame dei trapassati veniva placata con offerte periodiche alimentari,rinchiudendo nelle tombe varie provviste di cibo reali o simboliche.Che il cibo reale venisse effettivamente utilizzato,risulta da varie testimonianze,anche in tempi relativamente recenti,poste in ragguardevoli trattati quali la Dissertatio Historico-Philosophica de Masticazione Mortuorum di Philip Rohr(1679),o il più celebre De Masticatione Mortuorum in Tumulis di Michel M.Raufft(1734),nei quali si trovano vari esempi,risalenti a diverse epoche,sull'attività manducatoria nei sepolcri: morti(o presunti tali) che divorano ciò che era stato posto nel cenotafio e rodono sudari,giungendo a divorare le proprie stesse membra.E,in effetti,secondo parecchie testimonianze,quando le riserve alimentari venivano meno o erano giudicate insufficienti,il morto provvedeva da solo.
Le leggende nelle quali si trova la sgradevole presenza di un defunto a tavola,sono numerose.Presso certe comunità era in uso far sedere a capotavola un cadavere mummificato:si credeva che così,vedendo il posto già occupato,un eventuale risurgente desistesse dal tentativo di sedersi a mensa.
Secondo una folta serie di tradizioni,quello preferito dai trapassati è un cibo del tutto particolare,che non si reperisce nei banchetti dei vivi: la carne umana.Nei miti più antichi,questa era considerata infatti l'alimento vivificante per eccellenza,il cibo degli dei in grado di saldare la frattura tra la vita e la morte.
Si chiamava Lamashtu,presso i Babilonesi,il demone femminile,larva di una prostituta,che attirava gli uomini per berne il sangue,e strappava il feto dal grembo delle donne incinte.Aluqa,cioè "Succhiasangue",chiamavano gli Ebrei la larva che assaliva i viandanti persi nel deserto per succhiarne l'elemento vitale:non solo il sangue,ma anche lo sperma.Un essere simile era detto Empusa dai Greci: in apparenza era una splendida fanciulla che col suo aspetto seduceva gli incauti,mentre in realtà era un orrido mostro con un piede di bronzo e l'altro di sterco d'asina.
D'altronde,bere il sangue,oltre che operazione volta ad acquisire speciale forza di vita,può essere visto anche come piacere.Si legge nei Nibelunghi che i guerrieri Hagen di Tronje,intrappolati in una sala a cui era stato appiccato il fuoco,per spegnere l'arsura bevvero il sangue che stillava dai corpi dei caduti,traendone non solo forza ma anche diletto.
Verso la fine del Medioevo,gli inquieti morti europei avevano ormai affinato questi concetti,sintetizzando le loro attività sessuali e vivificanti in una sola operazione:succhiare il sangue dei vivi.Con ciò ne assorbivano l'energia essenziale,quella che la bibbia chiama "vita" e di cui più volte si proibisce esplicitamente di cibarsi.
L'assorbimento del sangue di una persona,preferibilmente di sesso opposto-per aggiungere all'operazione ulteriore carica vitale insita nella sessualità-finì in tal modo per sostituirsi vantaggiosamente a ogni altra forma di commistione fra il mondo dei viventi e quello dei morti.
Nella gran parte delle leggende vampiriche posteriori al Medioevo,il bacio del morto seduttore scivola dunque dalla bocca alla gola della vittima e,mentre la forza vitale di quest'ultima viene aspirata insieme col sangue,si consuma un vero atto erotico: il godimento dei due partecipanti è apparentemente lo stesso.

domenica 20 febbraio 2011

Personalmente parlando....

Mi è piuttosto insolito parlare di me,preferisco restare sempre nell'ombra,convinta che scoprirsi troppo rende vulnerabili,ma,data la natura del blog,mi pare doveroso dare qualche spiegazione sulla presunta motivazione che mi spinge ad interessarmi quasi ossessivamente a certe argomentazioni poco "ortodosse".
L'Horror è materia particolarmente bistrattata,vuoi perchè spesso si incappa in banalità,o perchè,da quando si è messa in moto la macchina del cinema sono venuti fuori talmente tanti films,per lo più di pessimo gusto,che i benpensanti hanno arricciato il naso e puntato il dito contro chi se ne occupa decretando la materia come sottocultura.
Per quanto mi riguarda,credo che siamo spaventati ed attratti allo stesso tempo da quello che non conosciamo,da quello che non possiamo spiegare,da quello che non vediamo.Ed è proprio questo l'horror o il gotico,o come volete chiamarlo,è qualcosa a cui il più delle volte non si può dare una spiegazione razionale,per quanto ci si arrovelli il cervello per farlo.
Sono entrata a contatto con questo genere in un pomeriggio d'inverno,non saprei dire il mese,nè tantomeno il giorno,ma ricordo bene che c'era il camino acceso nella casa di mio nonno e lui stava guardando un film,appena iniziato,in bianco e nero.Era un film di vampiri,e ancora oggi lo cerco dappertutto ma non avendone letto il titolo,le mie ricerche si perdono in rete e non approdano a niente,l'argomento è troppo vasto.In quel momento mi è scattato qualcosa dentro,non saprei dire cosa,ma da quel giorno è iniziato tutto.
Probabilmente Poe è stato il primo che ho letto,sull'argomento c'era solo quello in casa,ma poi sono arrivati tutti gli altri,King,Stoker,Polidori,Lewis,Le Fanu.....
Onestamente confesso che dopo aver visionato quel film ho passato notti non proprio felici,però col passare del tempo il vampiro è diventato il mio accompagnatore preferito,e lo è ancora.
Con questo non voglio dire che ho letto e leggo solo questo argomento,ho iniziato presto a passare il tempo con i libri,non avevo altra compagnia,i miei preferiti erano e restano Tolstoij,Hugo,Sue..i romanzieri dell'800 sono gli scrittori per eccellenza,purtroppo poco trattati perchè nelle scuole c'è tempo solo per leggere Manzoni,e vai con due palle con questa Lucia che,invece di andarsene con don Rodrigo che ha una barca di soldi,si ostina a voler fare una vita miserabile con Renzo,che oltretutto è pure un semplicione,e questa Provvidenza che sbuca fuori da tutte le parti e puzza troppo di chiesa,e Manzoni che ricama continuamente su questo libro versione su versione e lava i panni nell'Arno...L'unica parte interessante è la peste,tant'è vero che ho letto con molto interesse La storia della Colonna Infame,e non vorrei essere blasfema,ma Manzoni non lo butterei con due pesi alle caviglie nell'Arno giusto perchè è il nipote di Cesare Beccaria,altrimenti una rinfrescata a quel cervello da prete sarebbe un'ottima soluzione...anche se sono convinta che in suo aiuto accorrerebbe la sua Provvidenza!
Devo dire che il mio interesse per la lettura mi ha causato non pochi problemi,ho sempre preferito gli amici da carta a quelli in carne ed ossa,per questo oggi,ad una veneranda età,se mi guardo intorno non vedo nessuno al mio fianco,vedo solo carta,la carta degli altri e la mia.Questa condizione a me non crea poi così tanto disagio,ma è motivo di perplessità negli altri: familiari che si interrogano sulla sfortunata sorte della povera Claudia condannata probabilmente in eterno a condurre un'esistenza in solitudine;pseudo amici che guardano con pietà cristiana quella poveretta che stà sempre in casa,sola,senza un fidanzato,senza un lavoro,senza un futuro,lei e le sue scartoffie...
Ed è questo che non sopporto,lo sguardo degli altri,il loro stupido pensare che sia una poveraccia!A dirla tutta non mi sento tanto disgraziata,mi piace essere quello che sono,e mi ferisce essere offesa nei miei interessi,sentirmi dire che ho studiato per una laurea che non serve a nulla,che gli altri hanno una professione ed io no,che tutti si sono sistemati ed io no.Ma poi che significa sistemati?
A nessuno è mai venuto in mente il fatto che nel mio cervello,che non sarà il miglior cervello del mondo,ma neanche il peggiore,ci sono tante di quelle informazioni che mi escono fuori pure dalle orecchie.Nessuno ha mai pensato che leggere così tanto significa avere cultura,padronanza della lingua,padronanza della scrittura.Nessuno mi ha mai detto brava perchè da un pezzo di carta tiro fuori una storia...non l'hanno detto perchè fanno finta di non sapere,perchè evidentemente per loro scrivere non serve,non può essere un lavoro,non è una professione,non è fare l'avvocato,il medico,l'insegnante o chissà quale altro lavoro del cazzo!
Recentemente mi è capitato di presenziare ad una cena a cui non potevo sottrarmi,ebbene,mai serata poteva essere più odiosa di quella:seduta lì con il mio trucco impeccabile,ignorata totalmente da gente che parlava del loro meraviglioso lavoro per ore ed ore peccando di insensibilità ma soprattutto di maleducazione.Mi sono sentita come quei bambini che a tavola non possono partecipare ai discorsi dei grandi,perchè bambini,e quindi se ne stanno lì seduti in silenzio,ignorati da tutti,invisibili.Bello stare in compagnia vero?Ed il bello è che si chiedono pure il perchè me ne stò rintanata dentro questo buco di casa!
L'indifferenza.Ne sono circondata,e ho imparato a conviverci.Nessuno si è mai preso la briga di farmi parlare dei miei interessi,nessuno mi ha mai detto posso leggere quello che scrivi...E quando le cose stanno così allora sono di gran lunga più di compagnia i miei vampiri che questa orda caprina di esseri umani,involucri senz'anima,tanti zombie che si trascinano nelle vita e non sanno neanche loro il perchè.Per quanto mi riguarda mi scrollo tutto di dosso e vado avanti.
In un libro di King,L'ombra dello Scorpione,c'è una frase che mi piace ricordare,una frase che ripeto spesso a me stessa: arriva sempre il giorno buono,anche per un cane.E per questo cane che stà scrivendo il giorno buono arriverà,spero,e quel giorno avrò modo di sfogare l'aggressività che mi cova dentro,la stessa che catarticamente esorcizzo con un certo tipo di letture,guardando un certo tipo di films,interessandomi a certi argomenti da cui gocciola sangue:credo che sia questa la motivazione che mi spinge verso certi argomenti,non trovo altra spiegazione.E il blog..beh,è principalmente un passatempo,uno sfogo e un modo magari per far passare un pò di tempo a chi si interessa dell'argomento.Non voglio fare sfoggio del mio sapere,solo condividerlo,e poi,chi lo sà,magari mi deciderò a inserire uno dei miei racconti....e potrebbe anche capitare che vi piaccia!
Per quanto concerne il vampiro,il mio preferito da sempre,invece,credo che mi affascini perchè in fin dei conti è un essere infelice,nè vivo nè morto,costretto a vivere ai margini della società,un individuo scomodo perchè dalle abitudini "bizzarre",uno che non invecchia mai,rimane sempre giovane,il tempo gli scivola addosso e lui neanche se ne accorge,continua a fare la vita di sempre....
Questa descrizione mi ricorda me stessa oggi,e forse all'epoca già presagivo che per me di giorni buoni ce ne sarebbero stati pochi...A dire il vero ce ne sono molti,e sono quelli in cui concludo un bel racconto,i momenti in cui leggo un buon libro o guardo un bel film...Ma questo sembra non bastare ai cosiddetti benpensanti.Ebbene,che stiano per i fatti loro e badino ai loro lavori fantasmagorici,e non invadano il mio orticello perchè coltivo piante che mangiano carne umana e bevono sangue!
Questa è l'autrice del blog,la regina del finto fancazzismo.Non spero di piacervi,ma almeno di esservi un pochino simpatica.

                                                                                                 CLAUDIA

sabato 19 febbraio 2011

Vita sessuale dei morti

L'idea ancestrale che post-mortem sia possibile in determinati casi la prosecuzione di alcune attività dell'esistenza in vita,è all'origine della leggenda del vampirismo.
Due sono le attività tipiche dei vivi che si pensava potessero essere trasferite anche nel mondo dei trapassati:il sesso e l'alimentazione.L'attività sessuale dei defunti era considerata piuttosto intensa e,ad evitare che il morto la soddisfacesse al di fuori del sepolcro,lo si forniva di una compagna simbolica.Questa è infatti l'origine delle "concubine di pietra",ritrovate nelle tombe dell'antico Egitto,della Mesopotamia e di altre località:statuette femminili,tutte senza piedi così che non fuggissero.
Il timore della riapparizione di un morto insoddisfatto nel mondo dei vivi è diffuso in tutti i tempi ed in tutte le culture,fin dal Neolitico,quando i cadaveri erano arsi e chiusi in urne,o sepolti legati e serrati da pesanti pietre.In tempi moderni,tra popolazioni da poco entrate in contatto con la civiltà,gli antropologi hanno potuto notare strane usanze.
Presso gli Shuswap della Colombia,per esempio,vedovi e vedove restavano a lungo isolati dalla comunità,dormivano su giacigli di spine per scoraggiare visite indesiderate da parte del coniuge defunto.I vedovi maschi della Nuova Guinea erano soliti tenere sempre con se un'ascia da guerra con cui difendersi dalla moglie morta.Gli Herero dell'Africa troncavano la spina dorsale ai cadaveri prima di seppellirli,così da impedirne la deambulazione ed il ritorno al talamo.
Questo tremendo ritorno era peraltro temuto anche dalle antiche popolazioni dell'area mediterranea.I Mesopotami avevano riti ben precisi per tenere lontani i familiari defunti.I Lucumoni etruschi chiudevano i cadaveri dei parenti in un'apposita intercapedine tra le pareti della loro casa,e la facevano vigilare costantemente.I Romani invece avevano più spirito pratico,accordavano ai defunti un breve periodo di tempo,da uno a tre giorni all'anno,per poter circolare liberamente tra i vivi;in quei giorni ci si asteneva da qualsiasi occupazione,ed alla fine il pater familias gettava alle spalle un pugno di fave nere come tributo ai trapassati ed invito a lasciare la casa.
Altre popolazioni avevano metodi più drastici per garantirsi la tranquillità.Persiani,Medi,Parti e Iberni li davano in pasto alle belve;molti popoli nomadi est europei inchiodavano i cadaveri alle bare con dei chiodi particolarmente lunghi in prossimità della testa e del cuore,così che non seguissero le tribù negli spostamenti.Tutto ciò a volte non era sufficiente,infatti sono molte le leggende provenienti da ogni angolo della Terra che narrano i casi di defunti tornati presso i vivi per esigere il loro tributo.

venerdì 18 febbraio 2011

The Monk (Il Monaco) di M.G.Lewis

Parliamo di un capolavoro.
M.G.Lewis scrive The Monk a vent'anni:in una lettera alla madre,alla fine del 1794,dice di averci lavorato soltanto dieci settimane,anche se appare evidente,dalla complessità e densità intertestuale e dalla rielaborazione di modelli messa in atto in quest'opera così straordinariamente innovativa,che la composizione del libro va indietro nel tempo,almeno agli anni durante i quali l'autore,nato a Londra nel 1775,in una ricca famiglia proprietaria di vaste tenute in Giamaica,proseguì a Weimar,in Germania,gli studi iniziati ad Oxford.
Gli anni di Weimar appaiono molto importanti per la formazione culturale e letteraria di Lewis,il quale fonde gli stimoli e gli insegnamenti della cultura tedesca con una conoscenza profonda della letteratura inglese,soprattutto di quel filone fantastico e gotico che nell'ultimo decennio del 700 è al massimo della diffusione e del successo.
In quegli anni infatti appaiono le opere più importanti di Ann Radcliffe,The Mysteries of Udolpho e The Italian( 1794 e 1797);inoltre,nello stesso periodo appaiono traduzioni di gotici tedeschi come,ad esempio,The Necromancer e Horrid Mysteries.
Le traduzioni più fortunate e gli elementi dei gotici tedeschi che vengono privilegiati in Inghilterra sono quelli che hanno a che fare con il soprannaturale ed il terrificante e rispondono ad un gusto sempre più accentuato per le forti sensazioni,per l'orrore provocato da fantasmi,presenze diaboliche,descrizioni di tormenti e morti violente.
Insieme a quelli che resteranno come capolavori della letteratura fantastica,Il Monaco,al contrario della massa dei romanzi ripetitivi e insulsi,destinati al plagio di imitatori mediocri,segnala ed esprime più di tutti la fase conclusiva di un periodo di disagio e di inquietudine profondi,che non trovano più alcuna esorcizzazione e consolazione nel ritorno al razionale.
Cio che colpisce immediatamente ne Il Monaco,e ne ha determinato nel tempo il rifiuto o l'esaltazione,è la sua carica dirompente e distruttiva,la sua trasgressività sia rispetto al modello letterario che ai valori culturali.Al momento della pubblicazione,nel marzo del 1796,viene accolto da uno straordinario successo,tanto che il suo autore verrà da quel momento identificato come "Monk"Lewis.
Tuttavia non mancarono le critiche di immoralità,derivate dalla posizione sociale di Lewis che,diventato in quel periodo membro della Camera dei Comuni,e dunque personaggio pubblico, era capace di influenzare più autorevolmente i lettori e di compiacere i giovani con quella che venne definita senza mezzi termini,pornografia.In realtà quello che sconvolse i benpensanti ed i borghesi,fu l'impatto straordinariamente libertario del romanzo,l'erosione che fa delle massime istituzioni(la chiesa e la famiglia),l'erompere dell'"io" sotto la spinta di pulsioni incontrollabili,lo spirito rivoluzionario che lo anima.
Questo è il carattere,il senso del romanzo,che rimangono inalterati dopo l'edizione corretta cui il mite e (troppo) disponibile Lewis si piega per far cessare il violento attacco della critica borghese e della stampa moralistica.Nel 1798 esce una versione castigata del romanzo,dalla quale è scomparso il pezzo più incriminato,quello sulla Bibbia,si modificano alcune parole troppo esplicite,vengono addolcite le scene di seduzione di Matilda nei confronti del monaco,sono eliminate alcune crudezze ed alcune scene macabre vengono tagliate.
Il romanzo,dopo questa edizione continuò ad essere letto e ammirato,come dimostrano le molte versioni ridotte che il mercato continuava a produrre.E anche se edizioni e riduzioni accontentavano il gusto di un pubblico attirato proprio dalle accuse di oscenità dirette al romanzo,non mancarono i lettori qualificati,tra questi la madre di Shelley.
L'interesse del mondo letterario è rivelato dai numerosi rifacimenti e dalle trasmodalizzazioni dell'opera,incessantemente rielaborata e riproposta.La storia di Raymond e Agnes viene ripresa in una pantomima del Farley;nel 1798 Boaden,figura di spicco del teatro inglese dell'epoca,mette in scena Aurelio e Miranda,un dramma in cinque atti,nel quale Ambrosio(il monaco)è trasformato in un peccatore presto redento che finisce per sposare Matilda con una soluzione borghese che esclude tutti gli elementi soprannaturali e orrorifici e,ovviamente, le loro implicazioni simboliche.Neanche a dirlo,il dramma non accontentò i benpensanti che ritennero la storia comunque immorale.
Drammi e balletti vengono ispirati anche da parti de Il Monaco,specialmente dalla ballata "Il nobile Alonzo e la bella Imogene",che Lewis trae dalla Leonore di Burgher,cambiando vari elementi e aggiungendone altri,specie quelli più sensazionali e macabri,e facendone una storia particolarmente paurosa.
La profonda diversità de Il Monaco rispetto al romanzo gotico è nel non rispettare un paradigma narrativo fisso e una serie di schemi invariabili.Si pone come opera intermedia tra i circuiti letterari inglese e tedesco,anche se non trascura altri apporti,e unisce narrativa fantastica inglese,a cominciare da The Castle of Otranto di Walpole,con i Ritter-Rauber-und Schauer-Romane che combinano elementi dello Sturm und Drung e della letteratura popolare,specialmente le ballate sugli spettri,le storie macabre e paurose,i racconti di magia nera,questi ultimi raccolti in opere di Wiegleb,Funk,Keller.
L'operazione di fusione compiuta da Lewis non si limita,come nei gotici orridi a lui contemporanei,ad una semplice ripresa e imitazione,ma è frutto di un'accurata selezione ed elaborazione testuale;è il caso dell'interazione con il Faust di Goethe,dal quale riprende la tragedia di Margherita,trasformandola,da una parte in quella di Antonia,dall'altra in quella di Agnes.Se da una parte il Faust di Goethe viene rifunzionalizzato come tragedia amorosa,dall'altra parte contribuisce alla complessità del personaggio di Ambrosio,dominato però non dalla sete di conoscenza ma dalle proprie pulsioni ed energie represse.
Ai richiami al Faust di Goethe si sovrappongono,nel protagonista,quelli del Faust di Marlowe,oltre che ai tragici eroi del teatro elisabettiano.Iinoltre,l'atroce fine di Ambrosio trova riscontro nella terribile condanna del Faust di Marlowe,trascinato all'inferno da Mefistofele.Ed è proprio la punizione cui viene sottoposto Ambrosio che ne fa risaltare l'ambiguità,trasformando il carnefice in vittima,e rivelandolo come un essere solo,altrettanto dell'innocente Antonia così brutalmente violentata e uccisa,in un universo mai benigno e mai salvato dalla presenza o dall'intervento divino,dove è unicamente il male a intervenire nella vita umana in concrete e potenti forme demoniache.
Non solo:riferimenti e richiami al dramma della forzata monacazione,che si ritrova in testi ben noti a Lewis,soprattutto Les Victimes Cloitrees di Boulet de Monvel del 1791,o Le Couvent,ou les Voueux Forcès di De Gouges del 1793,accentuano l'ambiguità di Ambrosio,facendone una vittima dell'isolamento e della negazione degli istinti più naturali imposti da una società e da una istituzione repressive e crudeli.I riferimenti a tali opere gettano un'uguale ambiguità sulla figura della Monaca Sanguinante,macabra protagonista di Die Entfuhrung di J.K.A.Masaus,altra fonte di Lewis,costretta ad una forzata monacazione,e così spinta,in vita,verso la depravazione ed il delitto,e in morte ad emergere dall'inferno con la sua terrorizzante ed angosciante presenza.
Il paradigma della persecuzione è presente ne Il Monaco con esiti ed implicazioni mai rassicuranti,proliferando e insinuandosi in ogni storia,ripetendosi ossessivamente:il demonio,nelle forme ingannevoli di Matilda,tenta e perseguita Ambrosio;Ambrosio perseguita Antonia;la Monaca sanguinante,a sua volta perseguitata,causa la rovina di Agnes e tormenta Raymond;la badessa,crudele con Agnes,è vittima dell'orrenda vendetta della folla;neanche la morte interrompe la catena delle persecuzioni,ma anzi i fantasmi ritornano,presenze terrorizzanti che non lasciano pace ai vivi.Nessun luogo è sicuro in questo mondo sconvolto,profondamente turbato,minacciato:nè la chiesa,nè il convento,alla cui superficiale bellezza o armonia corrispondono,nelle profondità sottostanti,violenza e dolore,nè la natura,che nasconde insidie e pericoli.Come il personaggio di Ambrosio esemplifica,l'uomo è tragicamente irriconciliabile con se stesso,dilaniato da quella scissione profonda che anticipa l'angoscia del Frankenstein,creato da un'altra ventenne,Mary Shelley,soltanto un decennio più tardi.
L'insicurezza di un mondo inquietante e minaccioso si esprime nelle metamorfosi e nelle trasformazioni che si succedono incessantemente nel romanzo,il soprannaturale irrompe nel naturale,figure immaginarie invadono il mondo quotidiano,l'occulto diviene visibile,i sogni e gli incubi si fanno realtà.
Il romanzo sentimentale ed i motivi ad esso collegati,derivati dalla tradizione narrativa del romance,invece di raccontare una storia d'amore,sono deviati in racconto macabro,in ballata sinistra,in storia di fantasmi.La vicenda del trovatello scomparso,tratta dal racconto popolare,sfocia in quella di Ambrosio,che,invece di portare a un riconoscimento che ripristina armonie affettive e familiari,lo rivela protagonista di uno stupro incestuoso e di un matricidio.
L'avventura di tipo picaresco di Raymond si cambia in una sorta di pericoli e di prigionia ed in un angoscioso racconto di fantasmi.Il romanzo d'amore con Agnes dovrà passare,prima di un improbabile lieto fine,attraverso gli spaventosi sotterranei del convento dove il loro bambino è morto e la ragazza ha rischiato,come Antonia,di morire di stenti e di terrore tra scheletri e cadaveri in decomposizione.
La doverosa punizione del colpevole,che conclude la vicenda nelle favole e nei racconti,ristabilendo giustizia ed armonia,si risolve nel supplizio orrendo di Ambrosio,e in una esplosione di furia omicida nella quale il convento viene raso al suolo e la badessa è smembrata da una folla inferocita.
Proprio quest'ultimo episodio,evocativo della presa della Bastiglia e dell'inizio della Rivoluzione Francese,esplosione incontrollabile di una violenza troppo a lungo contenuta,conferma il riferimento,al di là dei valori simbolici,a fatti storici sconvolgenti,al sovvertimento violento di un mondo,a una dirompente e tragica esigenza di liberazione.
Dietro una buona dose di pedanteria e curiosità,ma anche garbo,misura,generosità e umanità,Lewis nasconde,o piuttosto maschera,un profondo travaglio interiore che non riguarda soltanto le istanze emergenti del movimento romantico,ma il lavoro dell'artista,lacerato da ambiguità simili a quelle che tormentano il suo protagonista.Il Monaco infatti è denso anche di implicazioni metaletterarie,e la scrittura vi è simbolicamente riflessa come suprema trasgressione,libertà assoluta,che sfida ogni regola e ogni limitazione e oppone al razionale e all'esplicabile lo scatenarsi del fantastico,la vittoria della finzione.Lewis infatti dice:
<< La professione dello scrittore è una mania che nessuna ragione è tanto convincente da piegare >>
Muore nel 1817,al ritorno da un viaggio in Giamaica,colpito dalla febbre gialla a soli 42 anni dopo alcuni giorni di grandi sofferenze.Essendo ancora lontana la costa,fu sepolto in mare,ma la sua bara perse i pesi che avrebbero dovuto trascinarla a fondo,e si mise a danzare sui flutti,allontanandosi in direzione della Giamaica.Una dipartita inquietante,ma del tutto degna di Monk Lewis!

giovedì 17 febbraio 2011

De infestazione

La narrativa del Soprannaturale ha inizio con storie di case infestate.Il primo racconto di fantasmi che si conosca,narrato da Plinio il Giovane nell'Epistolario,riporta la storia del filosofo Antenodoro che,cercando una casa in affitto ad Atene,ne trova una stranamente a buon mercato.Si informa e scopre che il motivo di una così ridotta pigione è da ricondurre al fatto che si tratta di una dimora infestata:ogni notte appare un fantasma che turba il sonno degli inquilini,a lungo andare ne causa consunzione e morte.
Proprio per questo motivo il filosofo affitta la casa e la prima notte di permanenza incontra lo spettro:è un vecchio dalla barba bianca,avvolto in stracci,il cui manifestarsi è accompagnato da tutta quella sintomatologia che poi sarebbe divenuta canonica nelle storie di fantasmi:sensazione di gelido terrore,cigolio di porte socchiuse,rumore di catene scosse,gemiti,ululati.Lo spettro fa cenno al filosofo di seguirlo,esce nel giardino e improvvisamente scompare.
Il giorno successivo Antenodoro si rivolge alle autorità cittadine,ottiene che si scavi nel terreno dove l'apparizione era svanita e,nella buca che è stata praticata,si rinvengono le ossa di uno scheletro avvinto in ceppi.Esumati i miseri resti di chissà quale antico atto di violenza,si da loro sepoltura secondo i riti della pietà religiosa e lospettro cessa di manifestarsi.
La credenza che le larve dei morti,soprattutto le anime turpi o le vittime di violenza,tornassero a visitare i luoghi abitati in vita o quelli in cui si era consumata la loro fine,è antica quanto la speranza di una vita nell'Aldilà.
I luoghi infestati erano frequenti nell'antichità.Si diceva che la Piana di Maratona,dove i Greci in una sanguinosa battaglia fermarono gli invasori persiani,risuonasse ancora,in certe notti,del fragore delle armi,delle urla dei feriti,dello scalpitìo dei cavalli(Foscolo ne riporta la leggenda nei Sepolcri).
Tradizioni simili furono vive per tutto il Medio Evo in ogni paese d'Europa.Così come era viva la tradizione dello spettro che,inseguito da persecutori egualmente spettrali,trascorreva in eterna fuga per valli e boschi le notti di luna piena.
Boccaccio nel Decameron da vita ad una leggenda di questo genere ambientandola a Ravenna,e facendo svolgere la scena,inquietantemente,in pieno giorno.Intorno al 500 invece cominciano ad apparire le Dame Velate,sinistre abitatrici di castelli non solo inglesi,ma tedeschi,francesi,italiani,la cui visione annunciava,in genere,l'approssimarsi di un evento disgraziato.
Il Cattolicesimo aggiunse poi la tradizione delle Anime Purganti,che in certi luoghi appaiono ai vivi ammonendoli sulle sofferenze assegnate ai rèprobi nell'Aldilà.A Roma,in una chiesa sul Lungotevere,c'è addirittura un museo nel quale sono conservati i segni lasciati da queste anime in pena:macchie di sangue e tracce bruciacchiate impresse su lenzuola,legni ed altri oggetti.
La casistica di questi fenomeni è incredibilmente folta.Ugo Dettore,esperto studioso delle manifestazioni paranormali,ne tracciò una suddivisione in due grandi gruppi.
Al primo gruppo appartengono le infestazioni di tipo ripetitivo e meccanico:quelle cioè nelle quali il fenomeno ultraterreno si presenta in modo sempre uguale,a prescindere dalla presenza o meno di testimoni e senza alcun tentativo di comunicazione con i viventi.Casi del genere sono numerosi,e vengono riferiti in ogni luogo del mondo ed in ogni cultura.
Ancora più inquietanti invece sono le infestazioni del secondo gruppo:sono quelle a carattere "intelligente",tese a stabilire una forma di comunicazione tra i vivi ed i morti.
Da un caso del genere nacque la storia dello Spiritismo moderno.Fu quando ,a metà 800,le giovanissime sorelle Fox,abitanti in un cottage di campagna nello stato di New York,udirono di notte dei colpi ritmici battuti contro una parete.Il fenomeno continuava a ripetersi e,una notte,una delle ragazze ebbe l'idea di rispondere battendo a sua volta dei colpi contro il muro.Ottenne prontamente dei colpi di risposta ,e gettò così per la prima volta un ponte comunicativo fra due territori sino ad allora considerati impervi l'uno dall'altro.In seguito si scavò presso la casa e si tovarono oggetti sepolti e delle ossa:ma non si riuscì mai a stabilire se fossero ossa umane con certezza.
Un caso a parte in questa fenomenologia è rappresentato dalle suddette Dame Velate che,non si sa per quale ragione,sembrano affezionate soprattutto alle antiche dimore scozzesi.Come ho già accennato,la loro funzione pare essere principalmente quella di preannunciare eventi luttuosi.
Secondo gli studiosi di questi fenomeni sono tre le spiegazioni che si possono dare alle apparizioni o alla fenomenologia legata ad esse.
La prima ipotesi suppone che il fantasma infestante sia un defunto che non si è reso conto della propria morte,ed è convinto di essere in preda a qualche morbo invalidante o ad uno stordimento passeggero,per cui vaga nei luoghi a lui noti attendendo il momento di reinserirsi nel mondo dei vivi.
La seconda teoria dice che il fantasma sa di essere tale ma non riesce a liberarsi da vicende della propria vita,essendo legato ad esse da rimorsi,rimpianti o rancori che lo spingono a ripetere continuamente i gesti precedenti la propria fine.
Secondo la terza spiegazione ,le sindromi infestanti sarebbero una sorta di comunicazione simbolica con la quale un defunto cerca di mettersi in comunicazione con i viventi per avvertirli di qualcosa:un torto da riparare,un pericolo incombente,una morte vicina,e così via.
Soggetti di questo genere per il narratore di vicende soprannaturali costituiscono materiale letterario già preformato,e non a caso il tema della casa infestata è stato frequentato da tutti i principali autori del genere sin dagli esordi.Lo stesso romanzo gotico nasce da suggestioni di questo tipo,anche se,inizialmente.cedette all'impulso razionalista di spiegare con mezzi naturali le manifestazioni,e solo in un secondo tempo,dopo la vicenda delle sorelle Fox e la nascita dello spiritismo,si riversò in un'autentica narrativa che dava per certo l'esistenza di questi fenomeni.
A questa particolare forma letteraria appartengono alcuni capolavori assoluti,come il romanzo THE TURN OF THE SCREW di Henry James eTHE DREAMS IN THE WITCH-HOUSE di H.P.Lovecraft,da me consigliati per introdursi nella tematica.
Detto ciò vi auguro una buona nottata.

venerdì 11 febbraio 2011

Breve storia della letteratura vampirica dal 1800 ad oggi

L'anno di nascita del vampiro letterario risale ad una piovosa giornata di giugno del 1816,a villa Diodati sul lago di Ginevra.Shelley e la sua futura moglie Mary,Byron ed il suo segretario personale Polidori,per passare il tempo decisero di inventare delle storie di fantasmi.Da quella giornata uscirono fuori l'idea del Frankestein e quella de Il Vampiro,un romanzo ancora oggi poco noto (purtroppo!),il cui autore fu William Polidori,ma che,in origine(1819),fu pubblicato con la firma inconsapevole di Byron.
Goethe arrivò persino a complimentarsi con il dissoluto Lord,dicendo che quello era il miglior romanzo che avesse mai scritto.Nacque così il prototipo del vampiro bello,aristocratico,crudele e spietato,libertino ed irresistibilmente affascinante;costui è stato ritenuto a lungo come una sorta di vampirizzazione di Byron stesso poichè il suo nome,Lord Ruthwen,era lo stesso che,in un precedente romanzo,aveva attribuito proprio a Byron una sua ex amante particolarmente vendicativa.
Da questo momento in poi abbiamo numerosi esempi di vampiri in letteratura che vale la pena di citare.
La novella Vampirismus di E.T.A.Hoffman del 1828,in cui il tema del vampirismo vira piuttosto verso la necrofagia;Lord Ruthwen ed i Vampiri,di Nodier che,sotto pseudonimo,si propone di continuare le gesta del vampiro vagabondo (una sorta di Casanova vampiro);il racconto Il Vij di Gogol;La morta Innamorata di Gautier in cui ritorna ancora la figura del vampiro donna.
Tuttavia troviamo anche esplicite o accennate entità vampiriche anche in scrittori quali Poe,Dumas (padre),Tolstoj,Baudelaire e nelle opere delle due sorelle Bronte.
Si arriva così agli anni 1845-1847 in cui uscirono le 220 dispense settimanali di Varney il Vampiro,un feulletton orrorifico che,benchè concepito per un pubblico di massa,divenne presto una rarità editoriale.Varney introduce tanti degli archetipi che caratterizzeranno il vampiro della letteratura futura,molto più del Ruthwen di Polidori e,soprattutto introduce il tipo di vampiro malinconico e addolorato,forzatamente costretto alla solitudine.Oggi si tende a pensare gli autori come un gruppo di scrittori,i più importanti dei quali furono T.P. Prest e J.M. Rymer.
Nel 1872,nell'antologia "In a glass Darkly" viene pubblicata Carmilla di J.S. Le Fanu,un racconto lungo (o piuttosto un romanzo breve),che fu motivo di ispirazione per quello che doveva essere l'inizio del Dracula di Stoker,ma che fu successivamente eliminato dall'autore:L'ospite di Dracula.
Le Fanu racconta di come Laura,la figlia del barone von Reichenbach,vedrà la sua vita arricchirsi della presenza di una ragazza,Carmilla,che per fortuna o per caso si trova a voler ospitare nel suo castello.Plagiata dal carisma e dalla bellezza che questa misteriosa fanciulla emana,cercherà di indagare sul suo passato e sul chi fosse realmente.La narrazione diventa sempre più incalzante,giungendo all'azione,dissipando piano piano ogni perplessità sia di Laura che del lettore.Le Fanu dimostra una conoscenza ben chiara del folklorico vampiresco descrivendo avvenimenti che giocano con il mito popolare.La storia è stata da sempre interpretata con un certo saffismo velato,nascosto dietro l'apparente amore che intercorre tra le due giovani protagoniste.Ma "l'amore vuole i suoi sacrifici.Non c'è sacrificio senza sangue"dice Carmilla.
Da questo momento in poi il vampiro inizia il suo lento cammino verso la cima dei più gettonati soggetti letterari e troverà la sua massima espressione del Dracula di Stoker del 1897.
Nel suo capolavoro Stoker compie un'approfondita ricerca storico folklorica per creare un personaggio che doveva incarnare tutti gli stereotipi negativi dello straniero.Così,quando all'inizio del romanzo,Dracula traccia la sua genealogia,in essa Stoker inserisce Attila re degli Unni,i vichinghi giunti dall'Islanda,i Szèkely,fiera nazione ungherese a cui era dato l'incarico di difendere i confini orientali del Regno d'Uungheria,e,naturalmente,Vlad Tepes,tanto denigrato dalla pubblicistica transilvana-ungherese-sassone perchè accusato di essere un tiranno sanguinario e brutale(non è vero!).Stoker quindi stravolge l'origine etnica del Dracula valacco,storicamente esistito appunto come Vlad Tepes,e ne fa un esponente di quel "Nordicum" barbarico,"vagina gentium" dominato da popolazioni molteplici: celtiche,turche,unne,ungro-finniche,iraniche,germaniche e slave,che tanto aveva impaurirto nei secoli i popoli dell'Europa mediterranea.Per un personaggio come quello di Dracula nessuna regione d'Europa poteva meglio adattarsi che la Transilvania,terra che fino alle pulizie etniche del XX secolo era un crogiuolo inestricabile di nazioni,religioni,popoli e credenze provenienti da tutti gli angoli del continente europeo e asiatico.Sul substrato storico e ambientale transilvano si innestano quindi molto bene gli elementi folklorici usati da Stoker,e sono molti poichè,come sappiamo,il vampiro è vecchio come il mondo,e le leggende che lo riguardano sono antiche e terribili,alimentate dalla superstizione e dall'ignoranza (e se fosse tutto vero?).L'innesto principale è comunque sulla figura storica del principe Vlad III di Valacchia( 2 novembre 1431-dicembre 1476),che governava la regione immediatamente a sud della Transilvania,la Valacchia appunto,zona di confine tra le terre della Corona di Santo Stefano e l'impero Ottomano.Vlad III era figlio di Vlad II,il quale fu investito dell'Ordine del Dragone da Sigismondo di Lussemburgo,re d'Ungheria e imperatore,da questo derivò l'appellativo di suo figlio Draculea:figlio del dragone( il termine drac stà a significare però anche demonio,pertanto Draculea può anche essere tradotto come figlio del demonio ).La figura di Vlad III,vissuto in un'epoca e in condizioni non certo facili,ha ereditato un'aura storica tutt'altro che lusinghiera,essendo divenuto famoso come il despota sanguinario Vlad Tepes,ovvero Vlad l'impalatore.Furono soprattutto i Transilvani,ed in particolare i Sassoni,a ritrarre e diffondere un'immagine del despota particolarmente macabra,a causa dei suoi ripetuti attacchi alle ricche città transilvane e alla sua instabilità nel rispettare le alleanze con il re ungherese( che lo tenne prigioniero per dieci anni nei pressi di Budapest,a Visegràd ).Inoltre,secondo le cronache dell'epoca,il supplizio che preferenzialmente infliggeva ai nemici era quello dell'impalatura,a cui si dilettava di assistere mentre banchettava.La storia,come moltre altre storie di molti autori,nasce da un incubo che Stoker ebbe dopo una scorpacciata di gamberi fatta in compagnia dello storico e amico ungherese Armin Vàmbéry,che lo guidò e lo aiutò durante la stesura,soprattutto nella descrizione dei luoghi,uno dei punti di forza del romanzo.La storia si svolge come raccolta di selezioni dai diari e dalle lettere dei protagonisti: l'obiettivo era certamente quello di dare una parvenza di realtà alle vicende fantastiche che stava raccontando.Il personaggio del conte Dracula è rimasto popolare negli anni,anzi,accrescendo la sua fama ed il suo fascino nel tempo,dando così vita ad un elevato numero di film:160 approssimativamente,ma circa 650 le pellicole che includono riferimenti a Dracula.Inoltre la sua figura è stata ripresa o citata da numerosissimi autori in un numero pressochè incalcolabile di opere di fantasia.
Dunque,da 100 anni a questa parte la letteratura (purtroppo solo quella riconosciuta come erroneamente minore) pullula di succhiatori di sangue.Mi sembra giusto citare alcuni autori che hanno prodotto opere considerevolmente pregiate ed interessanti sul tema qui proposto.
Iniziamo da Stephen King con lo splendido romanzo Le notti di Salem,del 1975.In una prefazione del libro scritta del 1999,King discute dell'importanza di Dracula e formula una teoria secondo la quale Il Signore degli Anelli sia molto simile al Dracula di Stoker,con Frodo nel ruolo di Jonathan Harker,Gandalf per Abraham Van Helsing e Sauron per il conte.Al di là di questo il romanzo è nel tipico stile del Re del Brivido e ipnotizza il lettore proiettandolo al centro della scena.Inoltre il romanzo trova una sua appendice nel racconto Il bicchiere della Staffa che compare nella raccolta A Volte Ritornano.
Le Cronache dei Vampiri è una serie di romanzi horror della scrittrice statunitense Anne Rice avente come protagonisti appunto i vampiri. "Creature splendide,dal sesso incerto,come quello degli angeli,ma decisamente più interessante"(Anne Rice).Il protagonista è Lestat de Lioncourt,un nobile francese diventato vampiro nel XVIII secolo:le sue vicende si intrecciano con quelle di altri che,prima dopo di lui,hanno ricevuto "il dono oscuro".Le cronache hanno guadagnato una grande popolarità col il primo libro Intervista col Vampiro.Ogni libro si concentra in particolare sulla figura di un vampiro e spesso si riferisce ai fatti avvenuti nei libri precedenti.Questi romanzi hanno un'importanza prevalentemente narrativo-descrittiva e un forte stile riflessivo:si da ampio spazio ai sentimenti ed alle relazioni tra vampiri,creature che sono in grado di amare come e più di ogni altro uomo.I vampiri talvolta diventano degli attenti osservatori che,al di fuori del tempo,analizzano il susseguirsi delle epoche.Grazie alla sua abilità narrativa la Rice riesce ad inserire i suoi vampiri nel mondo odierno in maniera del tutto verosimile.
Nel 1992 Kim Newman pubblica Anno Dracula,primo romanzo di una serie che mescola vampiri,storia alternativa e personaggi storici e letterari dei XIX secolo,a cui seguono due romanzi,ambientati l'uno durante la prima guerra mondiale( Il Barone Sanguinario),l'altro negli anni cinquanta( Dracula Cha Cha Cha),e svariati racconti.
Il ciclo del Potere del sangue di Nancy Kilpatrick,a causa della presenza di alcuni elementi non propriamente "leggeri",risulta essere una serie abbastanza controversa.Il primo romanzo,La notte dei Vampiri non è di facile digestione:chi cerca storie romantiche si trova a dover fare i conti con scene di sottomissione ed abiezione,sia in ambito sessuale che psicologico.Negli altri invece si vira verso un'impostazione passionale e poetica decisamente più accettabile da chi è più impressionabile.Tuttavia la serie risulta estremamente fruibile ed affascinante per i cultori del genere.
Colleen Gleason è invece l'autrice di una fortunata serie di libri aventi per protagonista una cacciatrice di vampiri,Victoria Gardella.Oltre all'affascinante cornice ottocentesca di un'Inghilterra trine e merletti,l'autrice ci presenta figure affascinanti ed enigmatiche che non possono lasciare indifferenti anche i lettori più scettici (in particolare le lettrici!).
L'elenco di autori potrebbe continuare all'infinito,ma ciò che è evidente è la consapevolezza e l'evidenza che la figura del vampiro,la sua leggenda,il timore ed il fascino che emana il non morto non ha mai avuto fine.Dunque,mi pare evidente che i vampiri "sono tra noi":buona caccia a tutti.

giovedì 10 febbraio 2011

Breve storia della letteratura vampica dalle origini al 1800

Già dall'antica Grecia circolavano storie di vampiri,ma si trattava soprattutto di vampiri femminili,cioè di Lamie o Empuse che succhiavano il sangue dei dormienti e dei bambini.
Le storie più note dell'epoca sono due:la prima è narrata da Flegone,un lidio del II secolo d.C.nei suoi Mirabilia,la seconda da Filostrato nella vita di Apollonio.
Flegone Tralliano,liberto dell'imperatore Adriano,racconta in un frammento del suo De mirabilibus et longaevis libellus,il cui inizio è andato perduto,la storia di Philinno,figlia di Demostrato,morta in una città che non viene identificata,che torna dalla morta per visitare il letto di un ignaro ospite dei genitori che ne fa la sua amante;quando si accorgerà che la giovane è una creatura dell'oltretomba morirà suicida.
Nel libro IV della vita di Apollonio di Tiana,Filostrato narra la storia di Menippo di Licia,un giovane bellissimo che diviene l'amante di una donna vampiro smascherata proprio dallo stesso Apollonio.
Ma per vedere la nascita di una più specifica letteratura vampirica bisogna attendere il XVIII secolo,quando,nell'Europa dell'Est,si sviluppano vere e proprie epidemie di vampirismo dalle quali scaturirono tutta una serie di trattati scientifici sull'argomento.Ne cito alcuni:
  • Dissertatio historico philosophica de masticazione mortorum di Philip Rhoer,Lipsia 1679
  • De terrificationnibus nocturnis di PierreTyraeus de Neuss,Brema 1700
  • Magia postuma di Charles Ferdinand de Shertz,Olmutz 1706
  • Mautmassliche gedanken von den Vampyren,oder Blutsougender Toten di Johann Fritsche,Lipsia 1732
  • Tractat von dem Kauen und Schmatzen den Totem im der Graben di Michel M. Rauff,Lipsia 1734
  • Dissertazione sopra i vampiri di Giuseppe Davanzati,Napoli 1744
  • Traite sur les appatitions des espirits et sur les vampires di Augustin Dom Calmet,Parigi 1746
  • Remarques sur le vampyrisme de l'an 1755(Rapporto medico sui vampiri dell'archiatra di Maria Teresa d'Austria) di Gerhard Van Swieter,Vienna 1758
Come conseguenza a tutto questo scoppiò una sorta di vampiromania che portò i vampiri del folklore nei versi dei più importanti poeti tedeschi come Burger,la cui Leonore (1773) sarà d'ispirazione per tanti scrittori successivi (non dimentichiamo che Stoker usa nel suo Dracula un verso di Burger "perchè i morti viaggiano veloci"),oppure Goethe,il quale nel 1797 con la ballata La sposa di Corinto riprenderà da (molto) vicino l'antica Empusa di Flegone che torna da una morte prematura per consumare il suo pasto amoroso.Ma osserviamoli con più attenzione.
Burger è il rappresentante più autentico dello Sturm und Drang,il movimento letterario preparatorio del Romanticismo,che ebbe il suo sviluppo in Germania fra il 1765 e il 1785,in opposizione al razionalismo illuministico.La ballata Leonore,la sua più conosciuta,fuse l'immaginario fiabesco europeo ed il gusto nordico del notturno ,alimentato soprattutto dagli elementi della cultura celtica.In Leonore si sviluppò un tema prediletto dall'immaginario letterario nordico,spesso ripreso sia nella letteratura che nell'arte:la morte che si vendica sulla vita.La ballata è ambientata alla fine della guerra dei Sette anni (1756-1763),i soldati ritornano dalla guerra ma Leonore non vede rientrare il suo fidanzato,Wilhelm,così la fanciulla piange e si dispera e invoca la mortesu di se.Ma di notte compare l'amato,rivestito di una rugginosa armatura che invita la fidanzata a seguirlo sul suo cavallo nero,promettendole di sposarla all'alba.Leonore riluttante alla fine si convince e balza a cavallo e insieme galoppano veloci come il vento,ma ben presto giungono in un luogo dove i corvi svolazzano mentre sfila un funerale:è un cimitero.Allora la fanciulla vede "una ciurmaglia infame" che ulula(sono i morti usciti dalle tombe),ed il suo cavaliere,che altri non è che uno spettro,tramutarsi in uno scheletro.Il tenebroso cavallo si impenna e scaraventa Wilhelm nel vuoto dell'altro mondo e Leonore muore d'infarto.Questo componimento in cui si mescolano il fiabesco e l'orrido,l'amore e l'odio,la disperazione e la speranza,la vita e la morte,il bene ed il male,dove infine a trionfare nn è la luce divina ma il demone delle tenebre,dove il paesaggio è popolato di corvi,fantasmi,dove gli unici suoni sono quelli cupi e sinistri del sibilare del vento,del canto lugubre degli spettri,del cigolio dei battenti del cancello del cimitero,ricca di allusioni e simboli (la Notte rappresenta il sogno,l'Eros,ma anche il fantastico e l'occulto;il corvo,nell'immaginario collettivo è tradizionalmente presagio funesto,foriero di messaggi di morte soprattutto durante la Controriforma,poichè il suo triste lamento,cras-cras,in latino domani,si riteneva annunciasse morte imminente;la cavalcata rappresenta il viaggio verso gli inferi;il cavallo,simbolo dalla duplice natura,dall'aspetto solare o sotterraneo,secondo il folklore anglosassone e tedesco è il destriero della Morte,e qui a morte conduce;il gallo,il legame con l'Oltretomba;la clessidra,la caducità dell'esistenza;il teschio,la Morte;la falce è uno degli attributi della morte) riscosse grande fortuna,non solo in Germania,ma anche all'estero.
La sposa di Corinto è un dramma bucolico-vampiresco.Un giovane poeta,Amorgo,ritorna a Corinto,città che vide la profanazione di una monaca,Melusina,poi diventata sua sposa.Durante il ritorno la donna muore in seguito ad una disgrazia e Amorgo,durante un drammatico incontro con la suocera,viene maledetto,e questo apre la strada a tutta una serie di funeste apparizioni:una salamandra,un troll,un'ondina e una silfide.Sono le amanti dell'uomo che,rievocando i tradimenti ai danni di Melusina,ne preannunciano il finale tragico,quando una tremenda danse macabre,la moglie tradita tornerà e vampirizzerà il marito trascinandolo con se nel regno dei morti.Le quattro amanti sono collegate ai quattro elementi (salamandra-fuoco,troll-terra,ondina acqua,silfide-aria) rappresentano una sorta di vendetta catartica al femminile nei confronti del maschio.
Nello stesso anno (1797) Coleridge scriveva la sua Christabel,uno spendido cammeo incantato e struggente,su una ragazza vampiro.D'altra parte in quegli anni i vampiri sono rintracciabili un pò ovunque: nei poemi di Robert SoutheyJohn Stagg,Walter Scott,Keats....giusto per citarne alcuni.